HERNANDEZ & SAMPEDRO

 

Hernandez & Sampedro
Luca Damassa e Mauro Giorgi sono Hernandez & Sampedro, due le loro chitarre, due i cuori che battono all’unisono, due i loro mondi: Ravenna e l’America. Due i loro dischi, il nuovo, pubblicato ancora da Route 61 Music, s’intitola «Dichotomy». Anche nei testi viene evidenziato il lato sentimentale, instabile e pazzo, politico e sociale, passionale e romantico della dicotomia. Da una parte Crosby Stills Nash & Young, dall’altra i R.E.M. E molto altro. «L’idea di “Dichotomy” è nata circa un paio d’anni fa, forse meno, durante un viaggio notturno: abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare un disco sullo stile di “Rust never sleeps”, per mettere in risalto i due aspetti fondamentali della nostra musica e del nostro modo di suonare – in acustico e in elettrico – ma anche per sfatare l’immagine del duo acustico e basta che ci siamo fatti nel corso del tempo. E’ vero, è così che effettivamente siamo nati, e le circostanze ci hanno portati a fare moltissime date in due, ma c’è un cuore elettrico nella nostra musica e c’è sempre stata una band nei nostri sogni. Ora c’è tutto, tutto si completa in questo disco e anche il palco quando sarà possibile ci vedrà trasformati e rinforzati».

ELIANA CARGNELUTTI

Eliana Cargnelutti

Giovane e grintosa cantautrice, chitarrista di ottima scuola, la nuova speranza del rock blues made in Italy. Laureata in chitarra jazz al Conservatorio di Ferrara, vincitrice del Blues Guitar Contest 2010 a Pordenone, vincitrice del titolo di miglior strumentista blues emergente italiana agli Oscar del blues 2013 di Modena, citata nel 2015 tra le migliori chitarriste rock blues internazionali agli americani Jimi Awards e nominata tra le migliori cinque donne chitarriste dell’anno 2015 dalla rivista americana Blues-E-News.

Dopo anni di live in tutt’Italia, il suo primo cd dal titolo “Love Affairs” esce a novembre 2013 per l’etichetta italiana Videoradio, sono presenti numerosi ospiti tra cui Scott Henderson, Enrico Crivellaro, Jimi Barbiani, W.I.N.D… Uno stile energico abbinato alla tecnica sulla sei corde permettono a Eliana di raccogliere ben presto le prime soddisfazioni anche all’estero e di firmare per un’etichetta discografica internazionale: la Ruf Records, che la porterà in un tour mondiale per tutto il 2015 e la farà registrare il suo secondo cd: “Electric Woman”, uscito a fine gennaio 2015. Il terzo cd, che completa la discografia di Eliana, è l’album “Girls with guitars 2015”, del progetto annuale Blues Caravan, registrato sempre per la Ruf Records, a Nashville, con il produttore storico di Stevie Ray Vaughan e Santana, Jim Gaines. Eliana suona anche con la formazione femminile pop-rock Living Dolls ed in duo acustico col chitarrista Matteo Comar, i 2PLAY.

JARRED, THE CAVEMAN

 

JARRED, THE CAVEMAN

Nascono nel 2013 con Alejandro Baigorri (chitarra e voce), Matteo Garattoni (contrabbasso) e Luca Guidi (batteria); l’anno stesso esce l’ep «Back Into the Sinkin’ Ship». Nel 2015 la band pubblica «I’m Good If Yer Good» (prodotto da Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori).

Il disco presenta sonorità che affondano le proprie radici nel folk americano ma sfociano in atmosfere tipiche dell’ambiente indie contemporaneo: a scenari cupi e quasi claustrofobici si alternano spazi aperti e nitidi, momenti di spensieratezza sono contrastati da ritmi incalzanti e coinvolgenti.

Mucchio Selvaggio
«… È un disco che sa muoversi dall’indie folk più etereo e sognante a
ballate dal taglio blues, con la capacità di creare un mondo coerente,
una sonorità tutta sua, che guarda oltreconfine senza esagerare in
esterofilia…».

Buscadero
«… fate come se fossero la prossima next big thing americana e fate
vostro questo album. Disco del mese».

Rumore
«… nel disco di debutto del trio romagnolo ci si incontrano Dylan,
Springsteen, così come Will Oldham o i Great Lake Swimmers…».

Trieste Calling The Boss presenta Eugenio Finardi

Trieste Calling The Boss presenta Eugenio Finardi

TRIESTE CALLING THE BOSS 2016

Quinta edizione
Dal 21 al 25 Aprile 2016 a Trieste

Trieste Calling the Boss festeggia i suoi 5 anni con 5 giorni di musica all’insegna dell’Amicizia. Non a caso, il motto che accompagna questa edizione proviene da “Bobby Jean”, di Bruce «We liked the same music, we liked the same bands».

 

*** IN CARTELLONE ANCHE
EUGENIO FINARDI
in un concerto che celebra i suoi 40 anni di carriera,
al Teatro Miela il 23 aprile

Arriva alla sua quinta edizione Trieste Calling the Boss che quest’anno si terrà dal 21 al 25 aprile. Ben cinque giornate piene di musica (per una ventina di concerti in diverse location, tra cui Teatro Miela, Café Rossetti, Ausonia…) ed eventi collaterali. Tra i nomi di punta in cartellone, annunciato un artista che ha scritto e continua a scrivere la storia della musica italiana: Eugenio Finardi che sarà in concerto al Teatro Miela sabato 23 aprile alle 21.

Gli altri artisti verranno svelati nelle prossime settimane, annunciati per ora nomi molto vari che spaziano dai milanesi The 57th Street Band (che saliranno sul palco dopo Finardi), alle rock band locali come Afterglow e The Rideouts, fino alle cantautrici come Federica Crasnich e la giovanissima Fiore.

Trieste Calling the Boss è nato nel 2012, per festeggiare il concerto di Bruce Springsteen a Trieste e questa quinta edizione sarà anche un modo per prepararsi al meglio al ritorno estivo di Bruce in Italia. La manifestazione convoglia ogni anno un afflusso di pubblico da fuori città, motivo per cui anche quest’anno si è puntato sulle convenzioni con gli hotel e i richiami turistici della città (nella giornata di chiusura anche un pranzo in una tradizionale osmiza). La musica fa certamente da collante, e punta ad attrarre un pubblico di tutte le età, come avviene ai concerti del Boss. Il filo conduttore della kermesse sarà proprio l’amicizia che lega gli amanti della musica.

Eugenio Finardi, sarà il perfetto portavoce di questo messaggio di unione e condivisione. Simbolo vivente dell’indipendenza artistica più totale, porta sul palco del Miela uno spettacolo che celebra i 40 anni della sua carriera e si chiama appunto «40 anni di Musica Ribelle». Uscì nel 1976 «Sugo», disco che lo ha portato al successo e in cui sono contenuti, oltre alla canzone-manifesto “Musica Ribelle”, alcuni tra i brani più rappresentativi della sua carriera, come “La Radio”, “Voglio” e “Oggi ho imparato a volare”. Nel tour attuale, Eugenio Finardi propone per la prima volta dal vivo l’intera scaletta dell’album «Sugo», utilizzando gli arrangiamenti e ove possibile anche gli strumenti originali degli anni Settanta e regalando riflessioni inedite sulla nascita dei brani del disco e sul metodo di lavoro in studio, completamente diverso 40 anni fa e oggi. Riportare dal vivo l’intera opera contenuta in «Sugo» significa far conoscere al pubblico un mondo musicale e umano prezioso: un’iniziativa che non ha nulla dell’operazione nostalgia, e che è mossa invece dall’esigenza di rispondere a domande che oggi come 40 anni fa, aprono un dibattito: cosa significa fare “musica ribelle”? Chi sono i “ribelli” al giorno d’oggi e nella società civile?

La lavorazione di «Sugo» aveva coinvolto alcuni tra i migliori musicisti italiani, tra cui Walter Calloni, Lucio Fabbri, Patrizio Fariselli, Paolo Tofani, etc… chiamati a raccolta da Finardi per realizzare, partendo dai brani che aveva scritto, un progetto musicale che prese vita e identità proprio durante le registrazioni: questo a testimonianza di un approccio “libero” forse oggi smarrito e che risultò essere una pietra miliare della musica italiana, grazie alla forza della poetica di Finardi che qui trova la sua prima espressione compiuta, ma anche grazie alla libertà creativa concessa a ciascun musicista coinvolto, in una sperimentazione continua testimoniata dal ritrovamento delle sessions originali.

PERCHÉ SUGO?

«Quando Gianni Sassi, fondatore dell’etichetta Cramps e mio
discografico di allora, mi chiese il titolo del disco risposi: 
“Perché amalgama sapori diversi per condire musica italiana”»

PERCHÉ MUSICA RIBELLE?

«Volevo che “Musica Ribelle” fosse un pezzo utile e travolgente. Che
trasmettesse tutta la grinta e la potenza del Rock ma con tutte le
caratteristiche della musica italiana: tonalità maggiore, melodia
accattivante, perfino i mandolini, anche se elettrici e amplificati da un
Marshall 200 watt. C’è addirittura un suono di synth suonato da 
Fariselli che riproduce le basse di una cornamusa sarda!».

Eugenio Finardi

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https://www.callingtheboss.it/

 

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