Bruce a Trieste: un giro sul Tram per scoprire l’altipiano e le osmize!

Bruce a Trieste: un giro sul Tram per scoprire l’altipiano e le osmize!

 

Il Boss continua a farsi vedere in città … nei fumetti di Pluc! 😀

Strano fenomeno atmosferico in centro città nei giorni scorsi, pur essendoci il sole c’era la nebbia, un’evento abbastanza raro da queste parti dove notoriamente soffia sempre un po’ di brezza. Il modo migliore per godersi il sole era quindi salire … salire in CarsoIl Carso, territorio da scoprire ] e magari godersi un pranzo all’aperto in una delle tante osmize aperte in questa stagione. Il modo più suggestivo per arrivare all’Altipiano carsico è senza dubbio affidarsi al tram!

Il tram

La tranvia di Opicina, o “tram de Opcina” in dialetto triestino e “Openski tramvaj” in sloveno, è ormai una delle attrazioni turistiche della città di Trieste, ma è una linea tranviaria interurbana panoramica gestita dalla Trieste Trasporti che viene quotidianamente utilizzata anche dai pensolari triestini per raggiundere l’abitato di Opicina, anche grazie alla possibilità di caricarci su la bicicletta.

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“Caratteristica unica in Europa è quella di possedere un tratto di circa 800 m in forte pendenza (fino al 26%) lungo il quale le vetture vengono spinte (in salita) o trattenute (in discesa) da carri vincolati ad un impianto funicolare. Il servizio, classificato come linea 2, presenta un percorso urbano nel centro di Trieste (a livello del mare) e una tratta interurbana di collegamento con la frazione di Villa Opicina sull’altopiano del Carso, a 329 m s.l.m.; in funzione dal 9 settembre 1902, è lunga poco più di 5 km.”

“Si tratta di una trenovia unica nel suo genere, in funzione a Trieste fin dal 9 settembre 1902, che collega il centro di Trieste ad Opicina, nel Carso triestino.

Se vuoi fare una splendida gita fuori porta percorrendo una tratta suggestiva e panoramica, allora prendi il tram e non te ne pentirai! Ti consigliamo di scendere all’altezza dell’Obelisco intitolato a Francesco I d’Austria e farti una bella passeggiata sulla strada Napoleonica.

Verrai portato su, lungo una ripida pendenza, grazie ad alcune motrici che spingono il tram (in salita) o lo trattengono in discesa tramite un impianto a funicolare.

Il tragitto è lungo circa 5 km, con un dislivello di 329 metri e con una pendenza massima del 26%.” 

Dal sito Discover Trieste, Cose da fare / We Are Trieste / Tram di Opicina

Ma le osmize cosa sono?
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Ve lo lasciamo raccontate da questo editoriale  “OSMICA: L’AGRITURISMO DAL 1784 AI GIORNI NOSTRI”, di G. Iazeolla, in Scuola Europea Sommelier, n°1 anno III, Maggio-Luglio 2014
“Oggi ti porto a mangiare in osmica”. “Osmi….?? Cos’è???”

Così è cominciato il mio incontro con l’osmica (si pronuncia osmìza, con l’accento rigorosamente sulla i, spesso lo troverete scritto così, in “italiano”). Mi trovavo in terra giuliana, nello splendido Carso, sopra Trieste, in compagnia di una giuliana “dura e pura”, alla quale devo gran parte delle notizie di questo breve articolo. Le osmize oggi sono dei punti di ristoro, per certi versi molto simili agli agriturismi che tanto vanno di moda da qualche decina d’anni nel resto d’Italia, caratteristici dell’altipiano carsico che domina la città di Trieste. Devono essere considerate un vero e proprio patrimonio storico e culturale locale, e tali le considera la gente del Carso. La loro origine viene fatta risalire al 1784, quando l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo emanò un editto con cui consentiva ai contadini la vendita a terzi dei prodotti di propria produzione. Le fattorie che intendevano vendere i loro prodotti dovevano esporre una frasca (pena la confisca dei prodotti messi in vendita), che tutt’oggi è l’elemento caratterizzante l’osmica.
La frasca è ricavata da un tipo di edera sempreverde (uguale e riconoscibile sempre per tutto l’anno), la selvatica Hedera Helix che anticamente era il simbolo di Dioniso. L’etimologia del nome osmica, pare debba essere fatta risalire al termine sloveno “osem” (otto), ovvero i giorni in cui era consentita la vendita al pubblico dei prodotti che la legge asburgica, molto rigorosa, prevedeva. Oggi invece i regolamenti comunali sono più permissivi a riguardo. In ogni caso le osmize non hanno giorni di apertura fissi o periodi prestabiliti, ed è molto complesso riuscire a seguire le varie aperture, ma il bello è anche quello, “scoprire” di volta in volta quale osmica è aperta, e comunicarlo agli amici. Diventa un’occasione per incontrarsi e bere un “calice”.
Nelle osmize troverete un’atmosfera informale dell’ambiente familiare, infatti la conduzione non prevede lavoratori dipendenti. I profumi e i sapori sono netti, assoluti, senza compromessi, sia riguardo al cibo che al vino. Non aspettatevi piatti cucinati, menù, calici da degustazione (stonerebbero non poco), bottiglie stappate. Uova sode con pepe e sale (un obbligo, in pratica se non le chiedi sanno subito che sei uno “di fuori”), le vecchie e più semplici osmize avevano solo questo e qualche salume. Sul Carso (Kras – Krast), in origine, la produzione di salumi era ricca e finiva in vendita quasi tutta in città (Trieste), ai “signori”, solo le eccedenze finivano in osmica, restavano i prodotti meno pregiati. Oggi è esattamente il contrario. Salame, salame de lardo, ossocollo (soppressa), ombolo (spalletta) con la rucola selvatica e formaggio stagionato in scaglie, prosciutto crudo, prosciutto cotto, prosciutto rosto (arrosto, cotto intero nella pasta di pane, una delizia assoluta), crodighin (salsiccia stagionata), panzeta (pancetta), panzeta rosta.  “Tutto” più kren (rafano) e senape. Sottaceti (olive, pomodorini, cetrioli, peperoni, cipolline). Formaggio latteria con finocchietto e olio e formaggio di fossa, più raro da trovare. Sì, vi arriva a tavola un tagliere con tutto questo ben di dio insieme. L’ordinazione l’avrete fatta voi al banco (ovviamente io non sarei stato in grado di ordinare nulla, si parla rigorosamente la lingua del luogo). Se vi rimane ancora spazio nello stomaco ci sono anche i dolci: ricottina noci e miele; strucolo (strudel) di mele o ricotta; crostata; palačinke (una sorta di crepes) con marmellata “domacia” (di “casa”); kipfeletti (impasto  di patate fritto e servito con zucchero a grani grossi). Il vino. Solo sfuso, servito in quarto, mezzo litro e litro, in caraffa. I bicchieri sono di vetro, di quello grosso, spesso, senza gambo. Non potrebbe essere diversamente. Troverete i vini tipici del Carso: la vitovska, la malvasia, il prosecco (non spumantizzato) e il terrano, unico vino rosso, perciò basterà ordinare la quantità desiderata di “nero”, non serve specificare altro. Quest’ultimo è il vino rosso che si beve nel Carso, insieme alla terranella, difficilmente troverete altro. È un vino che non incontra il gusto personale di chi scrive, ma che si abbina perfettamente ai piatti locali. Merita, senza dubbio, di essere gustato, alla fine di tutto, il pelincovec. Non lo troverete sempre, si tratta di un infuso di assenzio in alcol. Lo servono con il ghiaccio e una fetta di limone. Straordinario. Il ghiaccio non è una risorsa “moderna” per il Carso, infatti, quest’ultimo, prima dell’avvento dei frigoriferi, produceva il ghiaccio per poter conservare i cibi, e veniva mandato, su carri di fieno, a Trieste e nei paesi dove si pescava come Kriz (Santa Croce), Kontovel (Contovello) e Nabrezina (Aurisina). L’osmica è diventata un tappa quasi obbligatoria ogni volta che mi trovo nel Carso triestino: si tratta di un incontro, senza filtri, con quella magica terra, attraverso la sua gente, i suoi profumi e i suoi sapori.

 

Un piacevole aneddoto sulla scelta della vignetta nel fumetto, è tratto da no surrender, non a caso canzone anch’essa sull’amicizia, filo conduttore dell’edizione 2016 del festival Calling The Boss), il richiamo di Bruce, noto ai fan, per chiamare Steve Van Zandt dalla E Street Band a duettare con lui.
… al 3′ 50”

“C’mon steve!”

https://youtu.be/nKlWWrbiFQc

 


Le meravigliose tavole di Fabrizio Di Nicola, in arte Pluc, ci accompagneranno in questa fantastica edizione 2016, con Bruce alla scoperta della nostra splendida Trieste!

 

● BIO: Fabrizio Di Nicola e Marco d’Angelo sono rispettivamente, disegnatore e sceneggiatore di Bruce Springsteen – Spiriti nella notte, una biografia a fumetti di Bruce Springsteen, il boss della musica rock. Una cavalcata attraverso la sua vita, i suoi successi e i suoi momenti bui; una scorrazzata attraverso le strade del New Jersey, tra corse automobilistiche e locali fumosi.

● QUANDO: Non solo i suoi fumetti –  sabato 23 aprile alle 15:00, ci sarà la presentazione del libro presso lo Stabilimento Ausonia

 

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